Secolare Ritorno

Era proprio curioso, mentre saltellava agile tra le pareti scoscese del Monte Bove in cerca di cibo, muovendosi con quella grazia istintiva che solo gli animali selvatici possiedono. Ogni suo passo risuonava come un’eco antica tra le rocce calcaree dei Sibillini, rocce che da secoli non udivano più quel rumore sordo e familiare di zoccoli. Faceva finta di non vedermi, ma sapevo che mi aveva notato: ogni tanto si fermava, immobile, con le orecchie dritte e lo sguardo vigile, per capire se lo stessi seguendo. Io restavo a osservarlo, incantato.

Il mio sguardo cadeva di continuo sul suo manto soffice, lucente, l’abito più elegante dell’Appennino, e i miei occhi non potevano fare a meno di cercare i suoi, nascosti dietro quella mascherina di pelo scuro che lo rende così unico e riconoscibile. Ogni suo movimento era un piccolo frammento di vita ritrovata, un respiro di natura che tornava a farsi presente dove un tempo era scomparsa. Io inseguivo lui e lui cercava me, in un gioco silenzioso fatto di sguardi e di rispetto. Era come se ci stessimo studiando, misurando la distanza tra due mondi che per un istante avevano deciso di incontrarsi.

Giocavamo insieme come due bambini che si scoprono per la prima volta, con la curiosità e la cautela di chi non vuole rompere la magia. In fondo, quelli come lui non vivevano più nei Sibillini da molto tempo; la sua presenza era un segno, un ritorno, una speranza. Lui era ancora piccolo, inesperto, ma già portava dentro di sé tutta la forza e la bellezza della sua specie. Lui è un cucciolo, lui è il primo: il primo nato, il simbolo di una rinascita attesa per anni, il battito nuovo di una montagna che torna a vivere.

Era proprio curioso, mentre saltellava agile tra le pareti scoscese del Monte Bove in cerca di cibo, muovendosi con quella grazia istintiva che solo gli animali selvatici possiedono.

Agosto 2009 – Parco Nazionale dei Monti Sibillini, Italia