Il respiro della terra

Con lo zaino in spalla camminavo in silenzio al fianco di Lorenzo, compagno di tante avventure. Il vento tagliava l’aria come una lama sottile, portando con sé odore di zolfo e pioggia. Ogni tanto sollevavo lo sguardo verso il cielo, cercando di leggere nei movimenti delle nuvole qualche segno del prossimo cambiamento. In Islanda il tempo non muta: si trasforma, si ribalta, si reinventa di continuo, come un essere vivente che non trova mai pace.

Era una delle tappe del Laugavegur, uno dei trekking più belli e duri del mondo. Le gambe pesavano, ogni passo era un piccolo atto di volontà, eppure non avrei voluto essere in nessun altro posto. La fatica si mescolava a una forma di gratitudine difficile da spiegare. Mi sentivo parte di qualcosa di più grande, come se la terra stessa mi accogliesse nel suo respiro antico.

Davanti a me, distese di terra vulcanica ancora attiva si confondevano con calde nubi di vapore che si alzavano lente, disegnando forme mutevoli nell’aria. L’odore acre dello zolfo bruciava le narici, ma allo stesso tempo mi ricordava che tutto ciò era vivo: il suolo, l’aria, le montagne. Tutto pulsava. Era come camminare sul dorso di un gigante addormentato che, di tanto in tanto, lasciava filtrare un sospiro di fumo.

Le pozze termali ribollivano ai margini del sentiero, e il contrasto tra il gelo del vento e il calore che saliva dal terreno creava un equilibrio perfetto, quasi mistico. L’Islanda non si limita a mostrarsi: ti mette alla prova, ti spoglia delle certezze, ti obbliga ad ascoltare. Ogni passo è un dialogo con la natura, ogni respiro un atto di resa e di meraviglia.

Quando scattai la foto, mi fermai per qualche istante in silenzio. Lorenzo era poco più avanti, una piccola figura immersa nel bianco del vapore. Mi sembrò di assistere a una visione sospesa tra sogno e realtà. Premetti il pulsante quasi senza pensarci, sapendo che in quell’immagine non avrei catturato solo un paesaggio, ma il senso stesso del viaggio: la fragilità dell’uomo davanti alla potenza della terra.

L’Islanda inspirava ed espirava, ed io con lei. In quell’attimo mi sentii vivo come non mai, grato di poter condividere, anche solo per un respiro, il ritmo profondo del mondo.

Agosto 2018 – Laugavegur, Islanda