Dentro una nevicata

Ho studiato molto per conoscerlo, mi sono documentato, ho visitato i luoghi in cui abita, sono andato a parlare con chi lo aveva incontrato davvero, chi aveva avuto la fortuna di incrociare il suo sguardo anche solo per un istante. Ho ascoltato i loro racconti con la curiosità di un bambino, cercando di immaginare ogni dettaglio, ogni sfumatura. Non so quante volte ho provato a figurarmi quel momento: come sarebbe stato trovarmelo davanti, guardarlo negli occhi, forse parlargli, magari sfiorarlo… quante volte ho sentito battere il cuore al solo pensiero. Avrei riso? Avrei pianto? O forse sarei rimasto senza parole, travolto dall’emozione?

Poi, un giorno, durante una passeggiata tra la neve dei miei e dei suoi monti, mentre il silenzio del bosco ovattava ogni suono, accadde ciò che non avrei mai osato sperare: lui apparve. Inaspettatamente. Veniva verso di me, con passo calmo e deciso, e più si avvicinava più il mondo sembrava rallentare. Mi guardò. Non servivano parole: il suo sguardo diceva tutto. Mi fece capire che potevo stare tranquillo, che non avevo nulla da temere, perché in quel momento lui era mio amico.

Il mio cuore impazzì, le mani tremavano, la voce si spense. I miei muscoli si irrigidirono, le gambe sembravano di pietra. “Che sciocco!” pensai, “dopo tutto questo tempo, dopo tanti sogni, ora che è qui non riesco nemmeno a muovermi”. Eppure, in quell’immobilità, qualcosa di profondo accadde. Lui mi “sorrise”, e restando fermo mi concesse il dono più grande: il tempo di imprimere per sempre quel sorriso, quella presenza, in una fotografia che porterò con me per tutta la vita. Poi, lentamente, si voltò e se ne andò, dissolvendosi tra i fiocchi di neve come fosse parte di quel paesaggio.

Fu allora che capii: non c’era bisogno di dire nient’altro. Tutto era già stato detto, in silenzio.

Gennaio 2019 – Parco Nazionale dei Monti Sibillini, Italia