Marco Gaiotti nasce a Genova nel 1983.
Nel 2007 scopre, quasi per caso, gli ambienti selvaggi dell’Africa Australe, e con essi la passione verso la fotografia naturalistica, che lo spinge ogni anno a esplorare gli habitat più incontaminati del nostro pianeta. Nel 2009 trascorre un mese in Alaska ad osservare la fauna e gli spettacolari paesaggi locali, in completa autonomia, campeggiando nella natura selvaggia. Da questa esperienza cresce la voglia di dare un tono più professionale alla passione per la fotografia.
Nell’autunno del 2013 partecipa ad una spedizione alle isole Svalbard, pochi giorni prima della notte artica. I risultati di questa avventura fotografica si traducono in pubblicazioni sui più importanti quotidiani internazionali, fra le quali una stampa a doppia pagina sull’edizione cartacea del ‘The Guardian’.
Si segnalano infine alcuni riconoscimenti nei principali concorsi internazionali di fotografia naturalistica, fra i quali: Il SONY WPA (Open Shortlist), Il primo premio nella categoria “Conservation Story” al Nature’s Best, Windland Smith Rice International Awards, concorso indetto dallo Smithsonian Museum e Il premio assoluto al Memorial Maria Luisa. Altri riconoscimenti sono stati ottenuti ad Asferico, GDT European Photographer of the Year, Montphoto, Oasis, Glanzlichter, SIPA, Nature Photographer of the year, Global Arctic Awards e altri ancora.
Marco ha inoltre ottenuto un dottorato di ricerca in ingegneria navale nel 2012, e attualmente lavora come professore associato di costruzioni navali all’università di Genova. La sua lunga passione per la montagna e la neve lo ha infine portato a diventare maestro e allenatore di sci alpino.
HABITAT
La perdita di biodiversità del nostro pianeta è una drammatica realtà che ha segnato indelebilmente gli ultimi decenni, tanto da portare i ricercatori a definire questa come l’epoca della sesta estinzione di massa, da quando la vita è presente sulla terra.
Secondo uno studio del 2017 (1), quello che gli autori hanno definito come lo “sterminio biologico” non ha coinvolto solo le specie classificate come a rischio estinzione, poiché oltre un terzo delle specie che più velocemente stanno scomparendo non sono attualmente considerate minacciate. Inoltre, tra le 177 specie di mammiferi esaminati da vicino nello studio, tutte hanno visto ridursi di oltre il 30% il loro areale, e quasi la metà ne ha perso oltre l’80%.
La distruzione dell’habitat causato dalla sempre crescente pressione demografica umana è fra le principali cause di questo declino: questo lavoro, che nasce dalla sintesi di un progetto fotografico durato quasi dieci anni, vuole rendere omaggio a ciò che rimane degli ambienti terrestri, dove la vita è possibile nelle sue più svariate forme.
La fotografia naturalistica ambientata si propone di ritrarre un soggetto enfatizzando il contesto in cui esso è inserito. La foto si carica di significato quando l’ambiente circostante caratterizza fortemente l’immagine, ed il vero soggetto ritratto sembra proprio essere l’habitat naturale.
Di seguito vengono mostrate immagini provenienti in maniera trasversale da ogni parte del mondo, ma che avranno come comune denominatore l’ambiente che circonda l’animale ritratto. Dai ghiacci dell’artico alle zone aride dell’Africa, dall’inverno giapponese alle foreste indonesiane.