La comunicazione attraverso le immagini mi attrae da sempre: sono nata a contatto con la fotografia, il cinema e la televisione. Per eredità familiare e per passione personale, ho fatto di questo mondo la mia vita.
Ho studiato spettacolo all’università e mi sono diplomata in regia al Centro Sperimentale di Cinematografia. Ho fondato una società di distribuzione televisiva e cinematografica, la Dall’Angelo Pictures, della quale sono a tutt’oggi l’amministratore.
La fotografia è stata una mia passione fin dall’adolescenza, ma solo dai miei 40 anni è diventata qualcosa di molto più importante. È il mio modo di vedere il mondo, è quello che mi spinge senza sosta ad esplorarne nuovi aspetti, a vedere con nuovi occhi.
Attraverso la fotografia scopro quello che cattura la mia anima: la semplicità, la più complessa delle sofisticazioni. Cerco la sinergia fra le linee nella dimensione dello spazio, la luce che descrive le sfumature del paesaggio, la percezione dello scorrere del tempo sia attraverso il movimento che la staticità.
Nella mia fotografia cerco di cristallizzare istanti delicatissimi di armonia e equilibrio della Natura che svelano la fragilità e la mutabilità del nostro mondo. Con una sorta di arma gentile, invito a una riflessione sulla necessità di un impegno personale di tutti noi nella protezione e salvaguardia della Terra, nostro patrimonio più prezioso.
I miei scatti vengono spesso premiati a importanti concorsi internazionali di fotografia naturalistica e sono richiesti da riviste di viaggio, natura e fotografia. Dal 2012 collaboro assiduamente con il National Geographic Italia il cui portale ha pubblicato ad oggi più di 30 miei reportage. Nel 2015 ho realizzato con Editrice Reflex il mio primo libro, Fotografia senza confini, un manuale su come fotografare a tutte le latitudini. L’anno seguente ho ottenuto grande successo di pubblico e critica con la mia prima mostra individuale, The Poetry of Earth, patrocinata dal National Geographic Italia. Nello stesso periodo ho pubblicato con Electa Mondadori l’omonimo volume, in cui sono riprodotti più di 100 miei scatti di angoli remoti del nostro pianeta.
Nel 2019 ho inaugurato “Click di sera” al Museo di Scienze Naturali di Trento con una serata live, raccontando di un viaggio attorno al mondo attraverso le mie fotografie.
Le mie opere sono spesso esposte in mostre individuali e collettive in tutta Europa e sono presenti in gallerie d’arte e collezioni private.
Da casualità a progetto
La mia passione per la fotografia è nata come diretta conseguenza del mio desiderio di viaggiare.
Fin da piccola i miei genitori mi portavano con loro alla scoperta del continente africano e, oltre ad insegnarmi ad amare la natura, mi hanno trasmesso una grande curiosità per il mondo che mi aiuta a definire meglio le mie radici. La fotografia, in aggiunta, mi ha regalato un nuovo sguardo che spesso mi consente di vedere lo straordinario e la bellezza dove prima non avrei forse neppure guardato.
Ho iniziato a fotografare per ricordare, ma sono ormai anni che non mi capita più di fotografare un viaggio bensì di viaggiare per fotografare. Col tempo infatti la fotografia ha preso un’importanza preponderante nella mia vita e da pura casualità è diventata una ricerca consapevole all’interno di un viaggio fino a diventarne oggi il motivo stesso.
Ci sono viaggi che programmo anche con un anno di anticipo, o più, per riuscire a mettere insieme tutti gli elementi necessari, come per esempio gli scatti di un progetto sulle lune che sto perseguendo da tempo; e ci sono viaggi decisi in pochissime ore poiché la tempestività è prioritaria rispetto alla ricerca, per esempio quando erutta un vulcano o quando è prevista un’aurora forza 9 per il giorno seguente. Ma in qualsiasi caso nella mia fotografia la parte di preparazione è assolutamente essenziale.
Un buono scatto di paesaggio, a mio avviso, non è il frutto di un attimo (o magari in rari casi fortunati può anche esserlo) ma la maggior parte delle volte è il risultato di un processo creativo che inizia addirittura da casa con la pre-visualizzazione di quello che vorrei ottenere e prosegue nel luogo giusto, al momento giusto, con la luce e le condizioni atmosferiche giuste. Studio su Google Maps il luogo da andare a fotografare; vedendo l’incidenza della luce attraverso The Photographer Ephemeris scelgo se programmare lo scatto all’alba, al tramonto, o di notte; mi riservo sempre di andare sul luogo senza macchina fotografica il giorno prima durante le luci del giorno per studiare come arrivarci e lo spot migliore da dove fotografare. Durante un viaggio mi lascio sempre le ore centrali della giornata per fare scouting. L’esplorazione senza meta è una parte del viaggio molto divertente che non trascuro mai. D’altronde la fotografia è prima di tutto vivere l’esperienza di contemplazione di ciò che si ha davanti: dovendo trasmettere le sensazioni che si provano guardando un luogo è necessario lasciarsi il tempo di interpretarne lo spirito e di farsi permeare dalle suggestioni che ci dona per poi tradurlo in immagine.
Tutta questa programmazione peraltro sono convinta che non tolga nulla all’inventiva, ma faccia aumentare esponenzialmente le possibilità creative una volta arrivati sul campo. E poi, per esperienza personale, gli imprevisti, piacevoli o spiacevoli, sono parte integrante di ogni programmazione che deve sapersi sempre coniugare con tanta flessibilità…
Lo scatto, a mio avviso, nella fotografia di paesaggio è solo la parte finale del processo creativo, come un quadro non si riduce a una pennellata o una poesia al solo verso.